Flessibilità, competenze tecniche, formazione e protezione degli operatori per affrontare la Fase 2.
Che i servizi di pulizia e sanificazione siano strumenti necessari per consentire la sicurezza negli ambienti di lavoro durante la Fase 2 di ripartenza delle attività produttive, dopo il lungo lockdown a cui la pandemia di Covid19 ha costretto il Paese, è ormai un dato di fatto.
L’intero comparto, che per anni ha cercato di far affiorare l’importanza dell’igiene ambientale, è diventato improvvisamente co-protagonista, insieme al sistema sanitario pubblico, di una delle emergenze più drammatiche della storia mondiale recente.
Ed è così che quello che sino a poco tempo fa si dava per scontato e che era spesso oggetto di valutazione a ribasso o addirittura di drastici tagli all’interno del budget, sia nel privato che nel pubblico, diventa un requisito necessario per il ritorno ad una, seppur complicata, normalità.
“E’ grazie alla flessibilità e alla competenza dell’area tecnica e alla professionalità del nostro esercito silenzioso di operatori, sempre in prima linea dall’inizio della pandemia, che siamo potuti intervenire, garantendo continuità ai servizi essenziali presso ospedali, strutture sanitarie, case di riposo e comparti produttivi non fermati dal lockdown e sempre grazie a loro, ora stiamo affrontando una fase molto delicata, quella della ripartenza, con la disinfezione e messa in sicurezza degli ambienti di lavoro” E’ così che Cristina Bazzini, presidente del Gruppo COLSER-Auroradomus e di COLSER, spiega il grande valore umano apportato al contenimento del virus e al complesso avvio della Fase 2.
La task force tecnica di COLSER, tra i primi competitor a livello nazionale nel settore dei servizi di pulizia e sanificazione, sta mettendo in campo piani di continuità lavorativa straordinari, soprattutto in ambito ospedaliero, dove vengono svolti più del 40% degli interventi di COLSER, ma anche in quei settori che esprimono un bisogno impellente di recuperare la produttività.
“All’inizio del lockdown l’attenzione era focalizzata sugli ospedali, dove però da parte nostra venivano già applicate pratiche consolidate e dove le criticità si avviluppavano principalmente intorno alle difficoltà organizzative delle singole strutture ospedaliere, stremate dall’emergenza sanitaria – puntualizza Nicola Pratticò, Direttore Tecnico di COLSER – Ma è anche a supporto dei clienti pubblici e privati negli ambiti civili e industriali che stiamo operando, in questa fase, con vere e proprie azioni di consulenza tecnica e metodologica”
A parte i settori alimentare e farmaceutico, che prevedevano già protocolli rigidi in ambito di sanificazione e disinfezione degli ambienti e nei quali è fondamentale il rapporto di collaborazione nella riorganizzazione degli interventi di disinfezione rivolti alla messa in sicurezza degli ambienti, molti committenti sono stati colti impreparati e da più fronti sono arrivate richieste disparate. “Li stiamo orientando nelle scelte – aggiunge Pratticò – Anche nel nostro settore girano delle fake news e talvolta accade che i clienti ci chiedano interventi di cui non conoscono davvero l’efficacia. COLSER ha scelto di proporre soluzioni alternative a quelle tradizionali e muovendosi, nella sperimentazione, sempre all’interno del perimetro imposto dalle indicazioni dell’OMS e dalla circolare 5443 del Ministero della Salute”
Ed è così che, al fianco delle procedure di disinfezione “touch”, fondamentali soprattutto nel settore sanitario, sono state introdotte metodologie di intervento diversificate in base alla tipologia di ambiente e proposte tecniche di disinfezione per nebulizzazione o atomizzazione utilizzando principi attivi specifici come l’ipoclorito di sodio e il perossido di idrogeno stabilizzato. Quest’ultimo, oltre ad essere green, non rimane sulla superficie e consente un accesso agli spazi dopo poco tempo dall’intervento, mentre l’atomizzazione permette a micro goccioline caricate elettricamente di raggiungere e avvolgere tutte le superfici garantendo una disinfezione rapida ed efficace.
Elemento di forza per COLSER, nell’introduzione di queste procedure, è l’attività di formazione degli operatori, molti dei quali da Trieste a Roma erano già addestrati all’utilizzo di queste tecnologie e adeguatamente protetti dai dispositivi per poterle applicare. Negli ospedali del milanese, zone tra le più colpite dalla pandemia e dove la cooperativa conta più di una decina di clienti solo in ambito sanitario, questi sistemi erano già in uso prima dell’emergenza e ciò sta permettendo una risposta più celere ed efficace alla richiesta immediata di disinfezione dei locali anche in altre tipologie di ambienti.
Il settore però è in attesa di linee guida chiare per garantire ai cittadini adeguati standard sanitari soprattutto per quegli ambienti dove i contatti sono inevitabili, come i luoghi di lavoro, i mezzi di trasporto, gli ambulatori, ma anche in settori come le manutenzioni degli immobili. Oltre al cleaning, infatti, anche la divisione tech di COLSER sta proponendo ai propri committenti procedure straordinarie di bonifica e disinfezione dove il rischio è più nascosto, come gli impianti termici di condizionamento, gli impianti aeraulici e idrici.
“L’emergenza – ha concluso Cristina Bazzini - non solo ha posto un accento deciso ed inequivocabile sulla necessità di prestare maggiore attenzione ai servizi di sanificazione e disinfezione, ma ha anche spinto il settore a trovare nell’innovazione, nella ricerca di mercato, nella sinergia con il cliente e nella promozione e comunicazione dei servizi la chiave di volta che potrà rendere concreta la ripartenza, premiare l’alta specializzazione e fare la differenza anche qualitativa, in un mercato dove, oggi più che mai, non può esistere approssimazione”