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Gruppo in crescita... grazie alla squadra.

Foto Cristina_per_Gazzetta_x_webInnanzitutto sono i numeri a far capire che il percorso di aggregazione e integrazione avviato è una scommessa vincente. E soprattutto che è possibile continuare a crescere perseguendo responsabilità economica e solidarietà sociale.

I dati del bilancio 2012 di Colser-Auroradomus, appena approvati dall'assemblea del gruppo cooperativo hanno tutti il segno più e in tempi magri come questi è un risultato che vale doppio. Tanto per capirci: fatturato 124,5 milioni (+2,5%), Ebitda 5,3 milioni in linea con l'esercizio precedente, risultato netto 0,7 milioni (+25%), flusso di cassa +24% e miglioramento della posizione finanziaria netta. Anche l'occupazione ne beneficia: il gruppo ha 5.036 addetti, +2,8% sul 2011. E la presidente Cristina Bazzini non ha dubbi: a vincere è la squadra.

Che anno è stato il 2012?

Nonostante sia un periodo molto difficile, dove chiaramente anche noi risentiamo della mancanza di risorse da parte della pubblica amministrazione e dei tagli che stanno avvenendo nelle aziende del settore privato abbiamo ribadito in assemblea la parola "certezza", perché le nostre cooperative hanno tenuto e addirittura possiamo parlare di sviluppo, anche se contenuto.

Avete una ricetta?

Alla fine riemerge il nostro vero valore: la mission di dare una occupazione seria ai soci e ai dipendenti nonché servizi di buona qualità. E il lavoro immenso realizzato sulla fidelizzazione dei clienti sta cominciando a pagare anche a livello nazionale. E' chiaro che sono gare d'appalto di un certo livello e la competizione è sempre più agguerrita: per questo diventa importante fidelizzare il cliente. Del resto è nella nostra natura arrivare su un territorio, farne parte e cercare di destinare risorse alla comunità locale.

Torniamo al gruppo. Dal 2007, quando si avviò il progetto con Auroradomus di strada ne avete percorsa...

Quando è nato il gruppo paritetico Colser-Auroradomus eravamo ancora tre realtà distinte ed è stata una grande sfida mettere in atto sinergie e alleanze per diventare insieme competitor a livello nazionale. Il progetto si è strutturato nell'agosto 2009 con la firma del contratto poi dal 2010 il gruppo si è posto come primo obiettivo di fondere i due marchi e realizzare una grande realtà in grado di lanciarsi su altri mercati, anche in qualche modo trainata dallo sviluppo di Colser, già presente in grandi appalti in altre regioni. Da quel momento sono iniziate tutte le vere strategie di gruppo.

Avete obiettivi a breve termine?

E' in dirittura d'arrivo la costruzione della nuova sede che sarà completata entro l'anno. L'intento è quello di festeggiare il prossimo Natale nella nuova "casa", sempre qui nel quartiere industriale della Crocetta. Riuniremo così l'intero gruppo: la holding cooperativa, con la centralizzazione di funzioni e strategie, nonché le divisioni di Colser e Auroradomus ovvero i servizi di igiene ambientale da un lato e l'area del sociale dall'altro. Poi ci seguiranno altre piccole strutture che nel frattempo sono state create.

Guardando più in là l'obiettivo resta l'espansione?

Quando ci presentiamo diciamo che lavoriamo da Trieste alla Calabria perché i confini si sono ampliati. Naturalmente più con i grandi appalti regionali a cui partecipa Colser che con quelli del settore sociale di Auroradomus, maggiormente radicati sul territorio. E tuttavia Colser può essere un volano per l'espansione dell'intero gruppo. Oggi mantenere il livello nazionale raggiunto non è l'unico obiettivo: Colser con i suoi servizi sarebbe in grado di spingere anche verso forme di internazionalizzazione che stiamo valutando.

Lei è anche dirigente a livello nazionale del movimento cooperativo. Come si muove il settore?

Il confronto e la condivisione sono più che mai importanti oggi. Insieme stiamo valutando alcuni progetti, contando proprio su alleanze e possibili reti per creare operazioni ad hoc. Nel 2013 abbiamo avviato due nuove realtà, in Toscana e in Lombardia. E non è un caso. Alcuni attori di altre regioni con cui lavoriamo da tempo ci stanno chiedendo di avvicinarci: tutti comprendono che il mercato, sempre più difficile, va conquistato anche attraverso le alleanze. Lo scenario è molto cambiato ora si ragiona per macro aree.

Ritiene che la diversificazione dei servizi sia ancora un'arma utile per crescere?

Noi abbiamo sempre lavorato nell'ottica dei multiservizi. E' chiaro che servizi alle imprese e l'area del sociale sono due mondi molto diversi, ma noi li abbiamo in un qualche modo ricongiunti e con alcuni clienti siamo riusciti a lavorare a tutto tondo. Colser continua, anche in un mercato difficile, a voler perseguire il progetto di inserire accanto alla sua attività principale anche altri servizi. Siamo consapevoli che in un momento di crisi come questo se qualcuno riesce a leggere bene le opportunità può cogliere occasioni di sviluppo. La stessa cosa vale per il sociale perché adesso, venendo a mancare le risorse in ambito pubblico è necessario riuscire a capire dove andrà a finire il nuovo welfare. Un esempio è l'assistenza domiciliare supportata negli ambiti comunali, a cui possiamo provare a dare una risposta anche in termini privatistici, oggi dominio del badantaggio.

Un altro punto fermo è il radicamento nel territorio

Rimane uno dei nostri principi fermi. Noi siamo di Parma e la nuova sede ne è la prova. Abbiamo spostato qui tutta la task force del gruppo, mentre negli altri territori ci muoviamo solo il termini gestionali con qualche filiale (Lombardia, Triveneto, Toscana). Il cuore del gruppo è in questa città: da qui vengono avviati tutti i progetti, comprese le iniziative di solidarietà, che sono un aspetto significativo della nostra crescita perché rappresentano, anch'esse, il ritorno delle risorse sul territorio. Non solo. Quest'anno, i risultati della gestione, che hanno migliorato la nostra struttura patrimoniale-finanziaria hanno reso possibile la destinazione di 300 mila euro al sistema di welfare cooperativo, per ampliare l'area di protezione sociale a favore dei nostri soci.

Ha un sogno nel cassetto?

Certezze innanzitutto. Navighiamo a vista però siamo sempre in movimento e questo ci dà molta forza e motivazione. Naturalmente ci sono progetti che mi stanno a cuore e sono in genere le sfide più difficili. Certezze, dicevo, perché posso contare su una grande squadra che mi permette di affermare senza dubbio che ciò che è stato fatto fino ad oggi viene gestito bene e dunque abbiamo la possibilità di pensare a un futuro di crescita attraverso investimenti ragionati e progetti innovativi, allargando i nostri servizi anche a settori emergenti come la green economy, l'ambiente, il facility, le liberalizzazioni, la sanità e la domotica. Oggi siamo un importante nodo nella rete delle cooperative e credo fermamente che la cooperazione in questo momento di forti cambiamenti, possa ancora offrire tanto nell'economia reale.

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